RUM E SALUTE

Uno degli errori più diffusi fra i contemporanei è la profonda e spesso inconsapevole convinzione che il mondo sia cominciato oggi, o al massimo ieri. Cioè, la convinzione che molti dei fenomeni che osserviamo nel nostro mondo siano assolutamente nuovi, mai visti prima. Questo accade per esempio con la moderna ossessione per il benessere, la cura del corpo, la salute. Ci sembra un fenomeno nuovo, frutto della società moderna, ricca ed affluente. Un fenomeno, molti pensano,  sconosciuto in passato, quando la società era più povera e rude, concentrata sulle cose essenziali della vita. Bene, non è vero.

La Gran Bretagna del ‘700 era ricca e potente. Politicamente ed economicamente nessuno la minacciava seriamente. E la buona società britannica era ossessionata dalla ricerca della salute, del corpo e della mente. La moderna medicina scientifica era solo all’inizio e per difendere la salute e migliorare il benessere si studiavano con impegno l’aria, il clima, il cibo, le bevande, le abitudini ecc. E’ questo per esempio il secolo in cui si diffondono le cure termali e l’uso dei bagni di mare per fini terapeutici. E’ anche il secolo in cui la fiducia nelle virtù salutari degli Spiriti comincia a vacillare.

I primi distillatori italiani del Duecento, dettero al loro liquore il nome di Aqua Vitae, acqua della vita, perché erano convinti che fosse una panacea per molte malattie. Questa diffusa convinzione aveva una solida base reale. So poco di storia della medicina,  ma sicuramente anche se all’epoca non si sapeva dell’esistenza dei microbi, le proprietà antisettiche dell’alcol erano evidenti. In un mondo pieno di microbi e spesso ignaro delle più elementari regole di igiene, è ragionevole pensare che i malati a cui era somministrato alcol ne avessero dei benefici. Da allora in tutta Europa e poi nelle colonie americane, rimase diffusa per secoli la convinzione che le bevande distillate fossero benefiche per la salute.

Nel ‘700 la nascita di una nuova e scientifica medicina cominciò a minare la fiducia nelle proprietà salutari dei distillati ed alcuni medici misero in evidenza i pericoli di un loro consumo eccessivo. Anche i movimenti per la temperanza muovevano i loro primi passi. Per stimolare il consumo di rum, era quindi necessario presentarlo come una bevanda salutare, che non nuoceva alla salute, anzi che faceva bene. Ancora meglio se si riusciva a scaricare il peso della nuova diffidenza verso gli Spiriti sui suoi concorrenti. Che nella gran Bretagna dell’epoca erano soprattutto due: il brandy fra le classi superiori e il gin fra quelle inferiori. Ed ambedue vennero attaccati.

Già nel 1690 un Dalby Thomas scrisse che il rum è “ più salutare per l’organismo [ del brandy] come si osserva dalla lunga vita degli abitanti delle colonie che sono grandi bevitori di Rum … e invece dalla breve vita di quelli che in patria sono grandi bevitori di Brandy”.  E nel 1770 quando le importazioni di rum avevano ormai superato quelle di brandy il Dottor Robert Dossie scrive: “Bere Rum con moderazione è più salutare, e berlo in eccesso è molto meno dannoso, che bere Brandy” Seguono pagine e pagine di prove mediche, dissertazioni chimiche, esperimenti “scientifici” ecc.

Il gin era un bersaglio più facile. Per produrlo si consumava il grano, prezioso per fare il pane, e la sua vasta diffusione fra i poveri era un grande problema sociale. Tanto che verso la metà del secolo il Parlamento intervenne con proibizioni e limiti che ridussero grandemente la produzione ed il consumo. E per ribadire la superiorità del rum un anonimo autore scrive nel 1760:
“Dalla proibizione del Gin, il consumo di Rum è molto cresciuto, e tuttavia la Ubriachezza Cronica con tutti I suoi spaventosi Effetti, è interamente cessata” e “ Il Gin è molto più dannoso per il Corpo Umano che lo Spirito dello Zucchero”

Poi il nostro autore prescrive il rum per l’inappetenza ed altre malattie affermando che il rum è indicato per “gli appetiti deboli e svogliati e per la digestione, e per molti disturbi debilitanti” e, dopo lunghe raccomandazioni di autorevoli medici, conclude: “Il Gin è uno Spirito troppo forte, acre e brucia troppo per l’Uso interno, ma il Rum è uno Spirito così lieve, balsamico e benigno che, se appropriatamente usato e diluito, può essere grandemente utile sia per il Sollievo che per l’Intrattenimento della Natura Umana”

Così, con l’aiuto dei suoi amici e delle loro argomentazioni “scientifiche”, il rum cominciò a conquistare le menti e le gole del popolo britannico.

Marco Pierini

RUM contro BRANDY

Fra il 1689 (inizio della cosiddetta Guerra di Re Guglielmo) e il 1815 (sconfitta definitiva della Francia napoleonica) l’Inghilterra/Gran Bretagna e la Francia si combattono in una lunga serie di guerre. Al di là delle singole cause di ciascuna di esse,  secondo alcuni storici queste guerre sono solo fasi di un unico lungo conflitto per la supremazia in Europa e nel Mondo.

Appare quindi sempre più intollerabile per il governo britannico finanziare il nemico attraverso la massiccia importazione di vino e di brandy, che venivano acquistati soprattutto proprio  in Francia e nella sua alleata Spagna.

Per il vino si trova presto una alternativa. Vengono stretti accordi commerciali con il Portogallo e il vino portoghese sostituisce in gran parte quello francese, grazie anche alla passione degli inglesi per i vini dolci. Ma il brandy è un osso duro. Le classi dirigenti inglesi lo amano alla follia e non vogliono farne a meno.

Durante una delle guerre dell’epoca, l’esercito inglese rimane a lungo nei Paesi Bassi e si dice che i soldati inglesi in quella occasione imparano a bere e ad apprezzare il gin, un distillato locale inventato da poco. Tornati in patria continuano a berlo e presto in Inghilterra nascono numerose distillerie. La storia del gin è molto interessante, e magari prima o poi ne parleremo come merita. Per adesso però ci basta sapere che in pochi anni l’Inghilterra diventa una grande produttore e consumatore di gin. Ma il gin rimane una bevanda per i poveri, che ne bevano troppo con drammatiche conseguenze per la loro salute e per l’ordine sociale. E poi per fare il gin ci vuole il grano, indispensabile per fare il pane cioè l’alimento base delle classi inferiori. Spinto dall’enorme diffusione del gin e dell’ubriachezza fra le classi inferiori e dal pericolo di carestie per la scarsità di grano, il Parlamento interviene con varie leggi e regole che limitano fortemente la produzione ed il consumo di gin che rimane una bevanda per i ceti inferiori senza competere con il brandy.

Poi qualcuno scopre il rum. Il rum è interamente prodotto nelle colonie inglesi, quindi la ricchezza spesa per comprarlo resta in casa. Per farlo non si consuma grano prezioso, ma i sottoprodotti della produzione dello zucchero, quasi inutili, a basso prezzo e disponibili in enormi quantità. E’ quindi il distillato perfetto per sostituire il brandy

All’inizio del ‘700 in patria i consumi di rum sono bassissimi e gli inglesi non lo conoscono ancora bene. Tanto che Daniel Defoe nel suo “Moll Flanders” pubblicato a Londra nel 1722, raccontando un episodio della vita della sua eroina in America, si sente in dover di spiegare ai suoi lettori inglesi che cosa è il rum: “Chiamai comunque una cameriera e gli feci portare un bicchierino di rum (che è il liquore in uso da quelle parti), perché era sul punto di svenire.”

Inoltre le classi alte non lo considerano adatto a loro: è grezzo, poco fine e costa troppo poco. Perché possa sostituire il brandy è quindi necessario farlo conoscere, abituare il popolo a consumarlo, ma contemporaneamente anche elevare la sua immagine e il suo costo.

Non sembra un’impresa facile, ma i piantatori delle Indie Occidentali, il Parlamento, i Governi e i funzionari pubblici in genere, uniscono i loro sforzi in quella che oggi chiameremmo una massiccia e aggressiva campagna di promozione del rum.

E ce la fanno. Ecco alcuni dati: Nel 1697 l’Inghilterra e il Galles importano (legalmente) solo 22 galloni di rum. Nel 1710 22.000 galloni. Nel 1733 500.000 galloni! E a partire dal 1741 le importazioni di rum superano regolarmente quelle di brandy.

E non è solo un aumento temporaneo dei consumi. E’ molto di più: il rum penetra profondamente nella vita quotidiana e nella cultura del popolo britannico che impara a sentirlo come una cosa sua, un segno di identità. Fino a ieri, forse anche fino ad oggi.  Un successo totale. Un capolavoro di marketing al cui confronto le moderne campagne promozionali impallidiscono.

Come ce la fanno? Cercheremo di capirlo con i prossimi articoli.