Nel 1862, all’età di 15 anni, uno dei pionieri del rum cubano, José Arechabala y Aldama arriva all’Avana. Era nato nel 1847 nella provincia di Vizcaya, nel Paese Basco. Anche lui, come Facundo Bacardì e come tanti giovani spagnoli prima e dopo di lui cercava fortuna a Cuba. L’Isola era ormai quasi tutto quello che restava alla Spagna del suo antico impero, su cui, si diceva con orgoglio, “non tramonta mai il sole”.
Era energico e ambizioso e nel 1878, nella vivace città costiera di Càrdenas, fondò la sua azienda che, forse con un po’ di nostalgia, chiamò La Vizcaya. L’azienda si dedicava a distillare rum con un piccolo alambicco. Gli affari andarono bene, molto bene, tanto che nemmeno le grandi distruzioni causate da un terribile ciclone nel 1888 fermarono la crescita dell’impresa. Nel 1921 l’impresa, ormai una delle più grandi di Cuba, diventò una società per azioni con il nome di “José Arechabala, S.A.” di cui Don José divenne il primo presidente. Nonostante il Proibizionismo e la Grande Crisi del 1929, l’impresa crebbe e negli anni ’50 era diventata la più importante produttrice di rum di Cuba e una delle più importanti aziende dell’isola.
Lo stesso marchio Havana Club fu introdotto nel 1935 dalla famiglia Arechabala. L’azienda fu confiscata dal governo dopo il 1959 e la famiglia lasciò l’isola. Non conosco i dettagli giuridici, ma la famiglia Arechabala non riuscì a trasferire all’estero né il marchio, né la produzione (come fatto ad esempio da Bacardì). Oggi il vecchio marchio Arechabala è diventato Arecha e appartiene allo stato cubano. In un primo periodo la produzione era rivolta solo al mercato interno, poi ai paesi socialisti alleati di Cuba, ma da tempo Arecha viene esportato ovunque.
Claudio Pierini